Immense povertà e ricchezze incalcolabili.
Città senz’anima e campagne di terra e fango. Trentenni dal futuro ricco di opportunità e cinquantenni senza un briciolo di speranza.
Welcome to Europe, terra che fu di Ceausescu. Quello fucilato in Eurovisione insieme con la moglie Elena, il dittatore che in vent’anni è riuscito a trasformare la “Parigi dell’Est” in uno sterminato quartiere popolare fatto di cemento armato a forma di palazzoni e strade a quattro corsie che corrono verso l’ignoto.
Da poco entrata in Europa , la Romania si affanna a recuperare il passo con il resto dei paesi membri. Le città cominciano a trasfromarsi, si rifano il look, città come Bucarest che cominciano ad operare il restyling per offrire ai visitatori una povertà mascherata.
Ma quello che sicuramente non si può ignorare è il paesaggio che questa terra ci regala.
Tra i monti della Transilvania si adagiano villaggi rurali pittoreschi, lontanissimi dalla “civiltà” urbana, in cui si conserva ancora intatta la freschezza delle tradizioni popolari. La maggior parte del territorio romeno, infatti, è rimasto indenne alle conseguenze della massiccia industrializzazione condotta in epoca comunista e ha conservato scenari agresti e tipologie abitative che ricordano i tempi passati. Ancora si possono trovare antiche abitazioni con portici in legno scolpito, vecchi pozzi con bilanciere, mulini a pale, carretti trainati da cavalli che trottano lungo le strade, contadini che tagliano l’erba con la falce, anziane signore che filano la lana davanti alla porta di casa, paesani che in occasione delle varie feste sfoggiano i loro abiti tradizionali.
Non da meno è il delta del Danubio che, guardato dalle colline della città di Tulcea, sembra una vasta distesa di verde attraversata di nastri argentati. Abitat naturale per più di 1200 specie di piante, con la più ricca fauna ornitologica, più di 300 specie tra cui tante specie di pellicani, e ittica, più di 100 specie tra cui l’aringa del Danubio e gli sturioni, ancora oggi è considerato la più grande riserva della biosfera dell’Europa.
Non si può non rimanere incantati da Sighişoara, o dalle chiese lignee di Maramuresc o dai monasteri dipinti della Bucovina, ma nulla come “il cimitero allegro di Sapanta” riesce a rappresentare e racchiudere in sè la Romania e la sua gente.
“Io riposo qui e mi chiamo Braieu Toader.
Finché’ ero vivo molte cose mi piacevano.
Bere, mangiar bene e andar a donne.
Ho amato molto la vita finché’ ho potuto baciare.
Quando sono invecchiato, tutti mi hanno odiato.
Ho lasciato la vita a 73 anni”
“Il mio destino fu di morire sposa promessa
sono morta a causa di un motore.
Vicino al villaggio di Sarasau
un guidatore crudele mi lasciato al suolo”.
(una donna uccisa da un treno il giorno del suo matrimonio)
In una buona parte dei casi si tratta di vite grame, trascinate inutilmente per anni e fermate da incidente, una malattia o un suicidio. Come in una grottesca “Antologia di Spoon River”, i morti gridano che avrebbero voluto una vita migliore, ma non sono riusciti ad averla. Forse, pero’, e’ proprio questo il messaggio dell’artista contadino, ideatore del cimitero: “La morte in fondo non e’ così brutta. La vita sì che dovrebbe farci paura!”
Foto magnifiche, la 22 in particolare sembra raccontare una storia
Grazie Luca, in effetti esiste ancora un’umanità in grado di raccontare solo con gli occhi