Qui ancora il vetro viene soffiato alla vecchia maniera, ancora modellato, usando vetro riciclato, solo con strumenti tradizionali.
Ho assistito alla lavorazione dall’alto di una balconata, non era possibile avvicinarsi per motivi di sicurezza, il calore sprigionato dai forni aperti rendeva l’aria irrespirabile, ho temuto per la mia macchina fotografica, ….eppure loro, i maestri vetrai, madidi di sudore, continuavano a maneggiare le lunghe canne di ferro, con appeso il carico incandescente di silice, come se fossero fuscelli; un gioco di squadra, chi ruotava le pertiche, chi ne sagomava la pasta, ognuno attento che il proprio ruolo desse il risultato migliore….ancora un ritocco e di nuovo nel forno!
Quella palla di fuoco si andava modellando sotto i miei occhi, “prima compressa, incandescente, poi, sempre più docile, aggraziata, trasparente…fino a rendersi ….fragile”.
Ancora nuovi passaggi, di nuovo nel forno, di nuovo maneggiata come un dono prezioso.
E’ cresciuta sotto le loro sapienti mani, loro sapevano già come sarebbe diventata…mentre la mia curiosità continuava a filmarne i passaggi impossibili di una vera trasformazione, …una Nascita.
…e infine ha preso forma, quella palla incandescente si è trasformata in “un vaso di fuoco”!
“Vetreria Ngwenya”
“La leggenda del vetro”
“Era sera…
e quei mercanti fenici avevano deciso d’accamparsi per trascorrere la notte, presso le rive del fiume Belo.
Come consuetudine accesero il fuoco per cucinare quell’unico pasto caldo della giornata, per scaldarsi in circolo intorno alla fiamma volteggiante che rischiarava il buio della notte; per proteggersi dagli animali feroci e per dar voce, prima del sonno, a storie e favoleggiamenti che passavano di bocca in bocca.
Non trovando pietre per posare i loro paioli, usarono i blocchi di salnitro che costituivano il carico della loro mercanzia, ma a causa del calore del fuoco, il salnitro cominciò a fondersi combinandosi con la sabbia silicea del luogo e originando, tra la meraviglia di tutti, una sostanza dapprima liquida ed incandescente che poi, raffreddandosi, divenne trasparente come il cielo ed il mare: il vetro”.