Acqua

Droneggiare nel cielo

(passatemi il termine)….è un po’ come volare.
Il sogno di tutti.
Il sogno di sempre.
Il desiderio e, nello stesso tempo, il bisogno di staccarsi del suolo alla ricerca di una diversa dimensione.Diventiamo “Sfera”, recuperiamo la dimensione sotto i nostri piedi, lo spazio si allunga, si dilata, l’orizzonte si allarga, diventiamo Mondo.Ho prestato i miei occhi al mio drone, l’ho liberato nell’aria, l’ho visto allontanarsi da me. Ho pilotato senza guardarlo, ma continuando a cercare, attraverso di Lui, un diversa realtà.
È come sentirsi “un’aquila pescatrice”, le case le barche le persone….puntini, il mare un’enorme distesa blu e, come Lei, …ormai in estinzione, leggeri e attenti a non perder nulla di ciò che stavamo sovrastando.È la nuova dimensione della fotografia? La quarta dimensione? La nuova prospettiva?
Non più solo immagini per fermare il tempo, ma sequenze di immagini per vivere lo scorrere del tempo e dello spazio.Ogni tanto il desiderio di richiamarlo, il bisogno di vederlo tornare, la paura di perderlo e ….”di perdermi”.Poi di nuovo in alto, nei nostri silenzi, ad inseguire nuovi spazi, e poi di nuovo giù, docile e fedele, atterrando lì, a pochi passi da me, con il suo carico di nuovo mondo.Durante il volo ho cercato nella mia testa le giuste note che si potessero miscelare al suono del vento e la melodia delle onde.
“Crusando Aguas” di Fabrizio Mocata era perfetto!
“Attraversando le acque”, in una versione esclusiva di dieci minuti di emozione pura.

 

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