Il Gujarat è un mondo a parte.
Il vero Gujarat è fuori dalle città, è quello delle diverse etnie che sparse nei vari villaggi vivono seguendo tradizioni millenarie |
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“Rabari”, il termine sa di carovane e spezie, appartiene ad uno degli ultimi popoli nomadi del mondo che solca l’India nord-orientale percorrendo sentieri e rotte antiche.
L’India è contraddizione a cuore aperto, culture e stili di vita quasi medievali convivono disinvolti con la modernità. Contrariamente all’occidente, le fasi della storia invece che succedersi l’una sulle ceneri dell’altra, si sono sovrapposte e pulsano nei diversi popoli all’unisono. E così proprio nella regione, avamposto sperduto ai confini col Pakistan, che fu terreno di passaggio e battaglia di popoli e religioni e che oggi è uno dei nodi commerciali più evoluti dell’India, sopravvivono genti che “abitano un’altra storia”. Nel Medioevo il Kutch vide le dinastie hindu tentare di resistere ai regnanti musulmani Moghul e Sindh, incensi, spezie, legnami e avori sul dorso di lente carovane passarono verso est. Oggi il Gujarat e il Kutch in particolare sono ancora percorsi dai piedi seminomadi dei pastori.
Una cultura a rischio come per tutte le minoranze, una cultura i cui ritmi lenti e lo scheletro secolare stridono con un mondo che corre veloce in altra direzione.
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Gli ornamenti, i tatuaggi e la pittura del corpo, soddisfano ancestrali ed artistici impulsi di decorazione; i tatuaggi oltre ad essere una decorazione personale, hanno uno specifico significato magico e religioso.
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