Siamo arrivati in India di notte.
Di notte l’India nasconde il suo volto
dietro un velo di seta blu intenso.
E’ stato perciò il mattino seguente che
abbiamo scoperto i molteplici volti celati
sotto quel velo.
A dire il vero si è sempre sentito parlare
di un paese dai mille volti e dalle tante anime
ed era quindi ciò che ci si aspettava…
…ma, come sempre avviene,
l’esperienza, come una pioggia fitta e sottile
di particolari e dettagli,
supera sempre la fantasia.
E così abbiamo incontrato l’India borghese
operosa e piena di fiducia
in un futuro di progresso e prosperità
Abbiamo conosciuto l’India rurale e contadina
Un’India arretrata, fortemente avvinghiata al presente,
in cui la banale semplicità del morire
è solo l’altra faccia della quotidiana fatica del vivere;
in cui la vita è a tinte forti
ed agitata di passioni forti che lacerano,
come quelle politiche e sociali,
o uniscono come quella per il cricket.
Abbiamo respirato il profumo dell’India spirituale
Terra di Dei e Dee avvolti
da coloratissime ghirlande di fiori
e da soavi essenze profumate.
Terra di Templi, Moschee, Sinagoghe Chiese e Ashram
dove tutti i nomi di Dio sono presenti.
Abbiamo odorato l’olezzo pungente dell’India carnale
terra lacerata nelle sue carni,
con il volto sfigurato dal dolore e dalla fame.
Abbiamo camminato per le strade di un’India
in cui la vita prorompe energicamente
da ogni crocicchio
da ogni vicolo
da ogni casupola,
nei sorrisi affascinanti dei bambini,
negli occhi dolcissimi delle donne,
nel continuo affaccendarsi degli uomini;
e in cui la morte è accasciata sui marciapiedi delle città,
avvolta pietosamente in un sudario di stracci.
Non è facile mettere ordine in tutti questi ricordi,
impressioni, sensazioni, sentimenti
che affollano la nostra testa
come fosse una via della vecchia Delhi.
Ma un’esperienza si distinque netta in questa confusione
l’India ci riconsegna l’umanità, senza mezze misure,
in tutta la sua grandezza e fragilità.
Un’umanità che ci viene sottratta lentamente
giorno dopo giorno
dalla vita artefatta, asettica e impersonale
della nosta società.
E’ per questo che dopo un ritorno si fa tanta fatica
a riconoscerla ed accettarla?
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